Partiamo dai fondamentali: gli inglesi e i tedeschi bevono, gli italiani mangiano. Ad oltranza.

Quel che mi chiedo è come facciano i nostri connazionali a caricarsi i mini frigoriferi in aereo. Perché in qualsiasi posto del mondo io mi trovi, gli italiani sono riconoscibili dal classico frigorifero in plastica, gigante.

L’italiano da spiaggia è l’unico al mondo ad aspettare tre ore per fare il bagno, dopo aver mangiato. Considerando però la quantità di cibo che ingurgitano non è nemmeno poi una cattiva idea.

Ricordo ancora con sgomento una signora che tentava di svegliare il marito, reo di essersi addormentato sullo sdraio che lei doveva adibire a tavola per il pranzo, urlando al malcapitato: “susiti! Susiti” e picchiandolo con una baguette. Al risveglio del consorte, la gentil donna apparecchiò lo sdraio, con tanto di tovaglia a quadretti, bianca e rossa, tipo osteria. Tirando fuori dall’immancabile frigo: insalata di riso, melanzane sotto olio, lasagne, panini misti, prosciutto e melone, insalata, torta, anguria e caffè freddo conservato nelle bottigliette da mezzo litro d’acqua Rocchetta. Stesse bottiglie che nella versione litro, contenevano il vino dello “zio Peppino”.

Ecco, se io mangiassi un simile pasto, con trenta gradi , sotto il sole cocente. Verrei ricoverata d’urgenza, altro che congestione.

Altra mania degli italiani sono le bandane: inguardabili. Per non parlare della fascia per capelli elastica colorata, corredata di pinzone in plastica. Atroci.

D’alta parte congestione e insolazione sono le bestie nere dell’italico bagnante. Da combattere sotto l’ombrellone, leggendo “Chi”, mangiando fette d’anguria ghiacciata, giocando a carte o parlando male dei vicini di sdraio.

Quando non vegetano sotto l’ombrellone, urlano. Non parlano, gridano come se li stessero scuoiando. Sono rumorosi in tutto e si spostano in branchi. Osservarli ti fa sentire un reporter del Discovery channel.

Io mi ritengo un’italiana atipica. Il mio tratto distintivo in spiaggia è la felpa. Odio il sole e sto sotto l’ombrellone a leggere per ore.  Attività troppo spesso disturbata da orde di bagnati rumorosi.

Insomma, la spiaggia per me è un po’ come il vicinato. Per questo amo andare in barca. Nel silenzio, senza nessuno che intoni  Gigi D’Alessio o che mi riempia di sabbia correndo verso l’uomo del cocco.

 

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