Essere siero positivi comporta uno stigma sociale. L’Aids, infatti, ancora oggi è erroneamente associato a comportamenti sessuali promiscui, omosessualità (vista, in questo caso come un’accezione negativa) e tossicodipendenza. L’eterosessuale medio, tende ad avere la convinzione che l’AIDS sia una questione che non lo riguardi, anche se fa abitualmente sesso non protetto.

Nell’immaginario collettivo dei ben pensanti questa è una malattia che non può essere presa dalle persone (in apparenza) irreprensibili, e che quindi ammalarsi sia quasi una giusta punizione per i propri “peccati”.

Negli anni, poi, tutta una serie di leggende metropolitane hanno contribuito a emarginare i malati, che spesso si ritrovavano soli e isolati, anche dalla propria famiglia.

Oggi forse c’è un po’ meno ignoranza, ma di HIV si sa ancora troppo poco.

In pochi sanno, ad esempio, che è possibile acquistare un test rapido in farmacia, senza ricetta medica, che dà il risultato in circa venti minuti. Oppure che fino a 72 ore dopo un rapporto, o se in generale si hanno comportamenti sessuali a rischio o partner positivi che non assumono correttamente la terapia, c’è la possibilità di essere trattati con la PrEP, una profilassi pre espositiva che previene lo svilupparsi dell’infezione.

Cosa più importante, di cui non tutti sono a conoscenza, è che oggi con le moderne terapie anti retro virali, i malati possono condurre una vita normale, ma non solo, se i medicinali sono presi correttamente, non si è più infetti, quindi non si rischia di contagiare il partner.

Per questo è importantissima la diagnosi, fare il test dell’HIV può davvero salvare la vita, non solo la propria, ma quella di molte persone.

Nel 2020 è fondamentale superare i pregiudizi verso i sieropositivi, e non avere più paura di una malattia che la scienza sta sconfiggendo.

Ammalarsi non è una scelta e, in ogni caso, non deve essere una vergogna!

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