Quasi tutti i miei amori letterari sono nati nella biblioteca civica del comune di Ivrea.

Montalbano non fa eccezione. Era il 1994 e avevo 11 anni. Da un qualche tempo sentivo parlare di questo scrittore, Andrea Camilleri, che scriveva in dialetto siciliano. Perciò quando mi trovai tra le mani “La forma dell’acqua”, non esitai a prenderlo in prestito, e fu subito amore.

Lo stile narrativo unico, l’introspezione, le ambientazioni marine e la descrizione di quell’ambiente di provincia siciliano, mi conquistarono immediatamente. E così anno dopo anno, ho letto tutti i libri e racconti con protagonista il commissario. Paradossalmente, gli altri libri di Camilleri non mi piacciono. Non so dire esattamente il motivo, essendo comunque scritti benissimo. Le storie e i personaggi non mi convincono mai appieno. Sarà perché sono troppo affezionata a Montalbano.

I primissimi romanzi sono quelli che amo di più : “La voce del violino”, “Il cane di Terracotta”, “La gita a Tindari”.

Camilleri alterna storie più leggere a storie davvero truci, come nel “Giro di boa” , dove il commissario scopre un traffico di organi di bambini.

L’ultimo romanzo “Il metodo Catalanotti” è decisamente più easy, e di fatto il primo senza un vero e proprio omicidio.

L’unica pecca, a mia opinione, della struttura narrativa. È il rapporto tra il commissario e la storica, cornutissima, fidanzata. Che, praticamente ad ogni libro, viene messa da parte con l’avvento di un nuovo personaggio femminile, per il quale Montalbano perde la testa.

Tuttavia questo è gusto personale, data la maestria di Camilleri, è molto probabile che un Montalbano single, non farebbe lo stesso effetto.

Quello che amo di più dei questi racconti, sono le descrizioni delle notti, passate a riflettere, sul terrazzo che da sul mare, con una bottiglia di vino o del whisky, dopo aver consumato un lauto pasto, a base di meravigliosi piatti siciliani, preparati dalla cameriera Adelina.

Il mio sogno e di avere un giorno una casa con un terrazzo così, dove passerei le notti a pensare e a scrivere, sperando un giorno di raggiungere anche solo un quarto della bravura di Andrea Camilleri.

 

 

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