Un anno in apnea. Così ho passato questo 2021 di cui tutti ci affrettiamo a tirare le somme.

Trattenendo il respiro e cercando di sgusciare via in silenzio, tra le paure altrui e le mie.

Dico spesso di essere una persona impavida, sostenendo, anche con un certo piglio, che chi ha passato certi inferni paura non ne ha. Durante l’anno che sta finendo, invece, ho scoperto nuovi timori e un modo di vivere diverso, in attesa. Dopo molti anni passati ai mille all’ora, tra momenti che si susseguivano folli e spesso senza filo logico, mentre venivo trascinata con incoscienza dalla corrente della vita, oggi mi sono ritrovata ad aspettare. Costretta a soffermarmi su ogni attimo di gioia, spensieratezza e respiro, in un anno passato sotto una maschera. Un po’ nascosta, un po’ celata, diffidente. Ho condiviso poco e con pochi.

Mi sono rifugiata nella letteratura della Resistenza e ho cercato tra i racconti dei compagni partigiani, la forza di andare avanti, anche quando intorno a te trovi solo delirio, desolazione e angoscia.

Oltre a ritenermi impavida ho sempre creduto di essere ottimista e così sono rimasta, in fondo, ma certo non penso che all’alba di un nuovo anno qualcosa possa cambiare, i buoni propositi finiscono inevitabilmente chiusi in un cassetto impolverato.

Auguri? Forse. A chi ha la forza di resistere, di credere nei cambiamenti, nelle possibilità e nella rinascita. Nessuno può stare a lungo in apnea, un anno è anche troppo, figuriamoci due, tre sarebbe impossibile.

Per questo 2022 spero di ricominciare a respirare, in qualche modo, tenendo a mente le parole di Pavese: “L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante.”

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